Buongiorno, cani, ciao

Buongiorno, cani, ciao
cagnolini cagnolini cagnazzi
misterioso dono della
Incantevoli compagni di viaggio
che ci fissate negli occhi
con esagerata.
Belli come boschi come il vento
girano su e giù per la casa
come fiumi come rupi
come nuvole innamorate.
Belli quando ronfate
fate bave spazzate immondizie.
Egoisti, sporchi, noiosi
rompiscatole, puzzolenti, ingordi,
sudicioni, petulanti, tangheri,
Dio vi benedica.

La vita di Dino Buzzati venne rallegrata dalla presenza di otto adorati cani con cui ebbe un’intesa particolarmente profonda e consolidata.
Questi animali si ritrovano spesso nei suoi dipinti e nella sua narrativa, in cui ricoprono i ruoli di veri e propri protagonisti, capaci di esaltare e mettere in evidenza le contraddizioni e i difetti di noi umani.

“Grande cane in piazza in una giornata di sole”, 1969. Dino Buzzati

Il cane e l’osso

Poldo era un cane vecchio e malandato; era andato dal macellaio del paese ed era riuscito a farsi dare un osso bello e con tanto grasso.
“Questo me lo prendo e lo porto nella mia tana nel bosco per mangiarlo in tranquillità. – pensò – Io non sono come il mio povero amico Zac che è costretto a mangiare crocchini e petti di pollo.”
Lungo la strada, passando su di un ponticello sopra un fiumiciattolo, vide riflesso nell’ acqua un altro cane con in bocca un osso buono e invitante come il suo.
“Due ossi sono meglio di uno! – pensò – Sì, sì, mi prendo anche quello …”.
Subito entrò col muso nell’ acqua cercando di afferrare l’altro osso, ma così facendo aprì la bocca, perse la preda che prima teneva tra i denti e in più si trovò con il muso sporco di acqua limacciosa.

La favola insegna che chi tropo vuole, nulla stringe.

(dalle Favole di Esopo e Fedro )

Marco Redaelli Spreafico

Ti accompagno a teatro

La Psicologia sociale è la disciplina a forte componente sperimentale che si occupa di studiare i processi di socializzazione e di interazione sociale.
Il suo oggetto di studio è il comportamento umano, ma si vuole qui portare all’attenzione su un interessante social experiment che ha visto protagonisti alcuni cani addestrati dal canadese K-9 Country Inn Working Service Dogs (un programma indipendente di addestramento e accreditamento per cani da servizio) per diventare cani guida specializzati in programmi di primo soccorso e/o di sostegno a persone con disabilità o con disturbi post-traumatici.

Era l’estate 2019.

Location dell’esperimento è stato nientemeno che un teatro di Stratford (Ontario, Canada, in cui si svolge un celebre Festival di drammi contemporanei e musical): pubblico speciale quello dei cani tirocinanti che, senza distrarsi, ha assistito ‘in forma privata’ al musical Billy Elliot.

Lo scopo? Esercitarsi ad accompagnare a teatro o a manifestazioni in presenza di molte persone i loro proprietari, portatori di qualche difficoltà. Tale specifico «allenamento» ha permesso agli istruttori di mettere alla prova la capacità dei cagnolini di mantenersi vigili e attenti all’interno di una situazione non ordinaria quale è uno spettacolo teatrale, in cui si alternano moltissimi stimoli veloci sotto forma di luci anche intense, suoni, rumori e buio.
Una scuola di buone maniere insomma (agli animali era richiesto di saper restare rilassati, in uno spazio definito, e composti per lungo tempo), per una missione più che seria e impegnativa, anche se l’immagine che ritrae il gruppo dei pelosi in platea è decisamente divertente.
Pochi sono stati quelli che hanno schiacciato un pisolino, per lo più tutti hanno seguito lo spettacolo concentrati e in silenzio.

Morale: dai cani abbiamo sempre da imparare, anche a godere di uno spettacolo a Teatro.

di Chiara Rossi

La carriera musicale di Seamus

Annata impegnativa il 1971 per i Pink Floyd: successi commerciali e date programmate fino al 1973 per molti concerti live. Eppure il 30 ottobre, negli Stati Uniti pubblicarono il loro album Meddle, un evidente ritorno al rock dopo sperimentazioni ardite e incursioni nel blues e nel folk.
Qualcosa di speciale contraddistinse comunque anche questo lavoro: infatti, l’ultimo brano della facciata A contemplava nientemeno che un cantante d’eccezione: Seamus, un delizioso cane tra i molti di Steve Marriott – membro degli Humble Pie – che per lavoro si trovava negli USA, affidato alle amorevoli cure di Dave (David Jon Gilmour, che dal 1968 al 1995 fu il chitarrista e cantante dei Pink Floyd – N.d.R.), che lo portava con sé nello studio di registrazione.
Ebbene sì, Seamus cantava (ululava, insomma), non appena Dave tirava fuori un’armonica o la sua chitarra (a seconda delle versioni del racconto) e iniziava a suonarla. I quattro decisero così non solo di inserire i latrati di Seamus, che ‘diede il la’ a una canzone blues, ma anche di intitolarla con il suo stesso nome.

Per ascoltarla clicca qui: |VIDEO|

Il testo (sei versi cantilenanti) è piuttosto essenziale, ma la suggestione creata dall’abbaiare dei cani è notevole. Solo alla fine, si comprende in realtà che stava piangendo.
Seamus (1971)
I was in the kitchen 
Seamus, that’s the dog, was outside 
well I was in the kitchen 
Seamus, my own hound, was outside 
well you know the sun was sinking slowly 
and my own hound-dog sat right down and cried.

Traduzione

Ero in cucina
Seamus, il cane, era fuori.
Così, ero nella cucina,
Seamus, il mio Levriero, era fuori
così, sapete, il sole affondava lentamente
e il mio Levriero si sedette a terra e pianse.
L’unica versione live venne eseguita nell’anfiteatro romano di Pompei, concerto che divenne poi un film: Pink Floyd Live at Pompei, con la regia di Adrian Maben.
Si ricorda anche una variazione di Seamus, grazie alla partecipazione di Nobs, la femmina bianca di levriero russo di Roger Waters.
Accompagnò la melodia con la classe di un’autentica solista, stesa sul palco con qualcuno che le teneva il microfono davanti al muso.
Quegli intonatissimi ululati furono così apprezzati che i Pink Floyd modificarono il titolo in Modamoiselle Nobs.

di Chiara Rossi

Dall’arte preistorica all’antico Egitto

A spasso con Tesem

Da sempre considerato fido alleato dell’uomo, nonché suo miglior amico per antonomasia, il cane fin dall’antichità ha ricoperto un ruolo di rilievo nella quotidianità.
Ci siamo mai chiesti da quando questa alleanza fraterna abbia avuto inizio?
I biologi Raymond e Lorna Coppinger hanno elaborato la teoria sull’origine del cane, concentrando i loro studi sulla cosiddetta domesticazione, che all’oggi risulta essere la più accreditata: lupi selvatici più deboli, esclusi dal branco in quanto non in grado di cacciare, si sarebbero avvicinati alle comunità umane nomadi, attirati dagli avanzi di cibo per nutrirsi.
In modo naturale avrebbero, quindi, iniziato così a seguire l’uomo, fino a svolgere una funzione di sentinella, segnalando l’arrivo di predatori.
Sempre secondo la teoria dei coniugi Coppinger alcuni di questi ‘proto cani selvatici’ sarebbero stati accettati e integrati nei villaggi: uomo e cane avrebbero di fatto avuto una co-evoluzione che dalla preistoria ha generato un legame indissolubile sino ai giorni nostri.
Le prime testimonianze si ritrovano in epoche molto antiche, alcuni graffiti preistorici, raffiguranti scene di caccia ‘fotografano’ la presenza di cani accanto all’uomo.

 

Osservando attentamente è possibile notare che le rappresentazioni dei cani da caccia appaiono differenti: alcune raffigurano cani di grande taglia e altre di forme graioidi (levrieri). Ricerche scientifiche hanno infatti individuato il Nord Africa quale area da cui, con molta probabilità, hanno avuto origine i cani primitivi mediterranei (simili all’attuale Kritikos Ichnilatis_‘Segugio cretese’), e le pianure della Mezzaluna Fertile quale zona d’origine dei levrieri.
Nei ritrovamenti archeologici del Vicino Oriente, numerose sono le rappresentazioni di cani da caccia (bassorilievi da Borsippa e Ninive) o statuette votive.

In Egitto, in virtù dei viaggi e degli scambi commerciali, le razze canine iniziano a essere molteplici, ma la più diffusa è certamente quella che noi oggi conosciamo come ‘Tesem’.

Nel 1935, venne ritrovata nella necropoli di Giza un’iscrizione posta nella tomba di una persona ignota, risalente al 2345-2181 a.C. ove viene descritta la cerimonia di inumazione del cane Abuwtiyuw (pronuncia ‘Abutiu’); di fatto il primo nome proprio di cane che la storia ci consegna.

Il Faraone ordinò che fosse onorato di fronte al grande dio Anubis.

 

 

Nel 1935, venne ritrovata nella necropoli di Giza un’iscrizione posta nella tomba di una persona ignota, risalente al 2345-2181 a.C. ove viene descritta la cerimonia di inumazione del cane Abuwtiyuw (pronuncia ‘Abutiu’); di fatto il primo nome proprio di cane che la storia ci consegna. Il Faraone ordinò che fosse onorato di fronte al grande dio Anubis.

 

di Verde Bandini