Con grande piacere ho voluto intervistare Carlotta Nelli affinchè ci raccontasse la storia del suo cane Marley, il primo cane cieco della Protezione Civile. Una storia di sensibilità, valori, rispetto e un grande esempio e messaggio per tutti: quella che è una limitazione può diventare un punto di forza.

 

 

1)  Marley è un cane abbandonato in canile dal suo allevatore perchè cieco. Come siete venuti a conoscenza della sua esistenza? Cercavate un cane da adottare?

Avevamo appena perso il mese prima il nostro pastore tedesco Klaus, invalido di zampe, anche lui adottato dal canile a 13 anni ed essendo molto anziano aveva vissuto con noi poco più di due anni. Quando è mancato, eravamo sicuri di voler nuovamente riaprire le porte di casa e del cuore a un altro pelosetto sfortunato e il destino ha voluto che una domenica di febbraio io abbia visto un post su Facebook con la foto di questo cagnolino cieco dietro le grate, che cercava adozione. Contattata la volontaria, abbiamo poi conosciuto la sua storia: che era nato in un allevamento alle porte di Bari,  e che, essendo cieco, non era vendibile e che pertanto era destinato a morire, ma che era poi stato lasciato in canile.

2) Tra i tanti cani in cerca di famiglia perché avete scelto proprio lui? Cosa vi ha colpito subito di lui?

Mi ha colpito il suo muso di una tenerezza disarmante; mi sono innamorata prima di tutto di quel muso e poi, leggendo il post, sono venuta a conoscenza che aveva pochi mesi e che aveva la particolarità di essere cieco. Avendo scelto, come primo cane della mia vita, un cane disabile di zampe, non mi aveva particolarmente colpito il fatto che era non vedente; quando la volontaria ha detto poi che in cinque mesi di appelli non aveva avuto nessuna chiamata, abbiamo deciso di prenderlo.

3) Avevate già delle competenze in ambito cinofilo tali da aiutarlo nelle difficoltà che avrebbe incontrato nelle vita di tutti i giorni o pensavate che l’infinito amore che gli avreste dato vi avrebbe consentito, giorno dopo giorno, di creare un legame sempre più profondo tale da affrontare le varie difficoltà?

E’ stato solo l’amore. Noi facciamo volontariato in canile e portiamo fuori i cani che sono tutti normodotati. Non avevamo mai avuto esperienza con un cane non vedente e non avevamo nessuna competenza di ambito cinofilo;  quella che avevamo fatto con il cane disabile di zampe era stata completamente diversa. Per il nostro precedente cane Klaus dicevamo: “dove non arriveranno le tue zampe arriverà il nostro amore” e così per Marley abbiamo detto “dove non arriveranno i tuoi occhi arriverà il nostro amore” e così abbiamo fatto e di strada nel abbiamo percorsa tanta.

4)  Marley è arrivato con una staffetta? Cosa avete provato la prima volta che l’avete preso in braccio?

Si, è arrivato con una staffetta e quando l’abbiamo preso in braccio per la prima volta abbiamo provato un’emozione grandissima perché lui era immensamente felice con la coda scodinzolante. E’ sempre stato un cane molto fiducioso. Non abbiamo potuto portarlo subito a casa perché mia madre aveva un cagnolino cardiopatico con un tumore alla vescica, e così, per proteggerlo, abbiamo prima portato Marley in una clinica a Pietrasanta per fare tutti i controlli dal veterinario. Il giorno dopo, quando sono andata a trovarlo in clinica, non è stato neanche necessario chiamarlo perché lui mi ha riconosciuto dall’odore e ha percorso il corridoio correndo verso di me. Una sensazione da brividi.  A sette mesi Marley pesava appena sette chili perché un’infezione da giardia, scarsamente responsiva alla terapia, gli impediva di prendere peso; per questo motivo all’inizio la veterinaria era quasi dubbiosa sulla sua sopravvivenza. Durante la sua permanenza in clinica Marley è cascato improvvisamente a terra facendoci molto spaventare; solo in un secondo tempo  abbiamo capito che quello era il suo “modus vivendi”: quando si stancava, si buttava a terra all’improvviso e si addormentava.

5)  Come è stato il primo giorno a casa? Si è subito ambientato o era intimorito dal cambiamento? Ho letto che avete un gatto come è stato il loro incontro?

Si  è ambientato subito meravigliosamente bene, meglio di così non sarebbe potuto andare. Non avendo esperienze con cani non vedenti avevamo contattato alcuni educatori e addestratori i quali ci avevano altamente sconsigliato questo tipo di adozione. L’unica persona che ci aveva dato qualche consiglio ci disse di isolarlo in casa, di creargli una sorta di alcova dove potersi rifugiare e sentirsi sicuro. Noi però non eravamo d’accordo con questo tipo di approccio e gli abbiamo posizionato il cuscino davanti alla televisione al centro del salotto; questa “location” è piaciuta subito a Marley. Ci dissero che avrebbe avuto problemi a trovare la ciotola dell’acqua o altre cose e invece non ha mai avuto nessuna di queste difficoltà, adattandosi benissimo. Si è creato da subito un legame speciale  con Giuliano, il gatto di casa; tra di loro esiste una gerarchia che viene sempre rispettata: è Il gatto che comanda su Marley; le faccio un esempio se Giuliano è sul divano e non gradisce la vicinanza Marley, lui scende giù…. il gatto c’era prima e il gatto comanda.

 

 

6) L’olfatto è il senso principale per un cane, ma anche la vista è importante. Come avete fatto a “diventare i suoi occhi”? Come gli avete insegnato per esempio a saltare o evitare un ostacolo?

Gli abbiamo regalato da subito tanta libertà in modo da farlo sentire autonomo e renderlo indipendente. Il guinzaglio gli dava una sensazione di protezione e per questo lo abbiamo subito tolto. Quando è solo deve stare molto più attento, deve mettere in moto di più l’olfatto e l’udito. Anche le vibrisse sono molto importanti per orientarsi al buio e percepire il mondo circostante. Dal primo giorno lo abbiamo portato in luoghi sicuri a passeggiare e se, per esempio, vedevamo una buca, lo avvisavamo dicendo “attento” e lui si fermava. Se non la vedevamo, lui ci cadeva dentro, si rialzava e così facendo, piano piano, ha imparato a percepire le buche e gli ostacoli. Se c’è un palo e Marley è concentrato, lo sente con le vibrisse, con le vibrazioni del terreno e dell’aria e lo evita. Se invece gioca con una cagnolina perde il lume della ragione e lì sono note dolenti: o lo si porta in uno spazio dove non c’è niente o altrimenti bisogna stare molto concentrati e continuare a ripetere “attento”: lui è abituato a questo comando e si ferma all’istante. Ha imparato a riconosce il tono della voce perché, da piccolo, qualche capocciata l’ha presa.

7) Come è stata la sua prima esperienza con la neve e con il mare?

 

Il primo impatto con la neve è stato molto positivo. Quel giorno eravamo in un bosco  e stava nevicando, quindi era neve morbida; lui era mezzo dentro e mezzo fuori e saltava felice: è stata una bellissima esperienza. Il primo incontro con il mare invece è stata un’esperienza meno piacevole. Il mare infatti  destabilizza, leva la sabbia da sotto le zampe; in acqua si perde facilmente l’orientamento e i forti rumori legati alle onde possono complicare il tutto. Noi però non ci siamo arresi, lo abbiamo portato in barca con il giubbotto salvagente e gli abbiamo fatto fare il bagno in mare aperto direttamente dalla barca. In quel contesto era tutto un altro cane, non aveva paura e nuotava felice; al largo non ci sono rumori legati al rinfrangersi delle onde sulla riva; non si tocca e quindi la sabba non si muove sotto le zampe. E’ nato così un grande amore con il mare, tanto che ora si butta dalla barca anche senza giubbino e va con la testa sott’acqua.

 

8) Ho letto che Marley è diventato il primo cane cieco della Protezione Civile. Come è avvenuto il percorso di formazione?

Tutto è nato per caso. Ci avevano invitato a un programma televisivo registrato a Lecco in una cascina. Nella lunga attesa i Carabinieri presenti avevano notato che Marley annusava il terreno come i cani molecolari e ci hanno proposto di portarlo all’Accademia del mantrailing a Firenze. Abbiamo così iniziato questo percorso con regolarità ogni sabato; a Marley piaceva. Un giorno un responsabile della Protezione Civile ha visto mio marito lavorare insieme al cane e ha detto che avrebbe voluto arruolarli nella Protezione Civile per la ricerca persone in superficie. Il fatto di essere non vedente ha permesso un maggiore sviluppo della sua attività olfattiva, rendendolo migliore di molti altri cani.  Il punto debole si è trasformato in un punto di forza.

 

9) I cani sono creature meravigliose e con il proprio si crea una speciale empatia, un legame unico; spesso loro diventano la nostra forza, il nostro coraggio, la nostra allegria… c’è stata qualche circostanza nella quale Marley è stato la vostra roccia dandovi la forza necessaria?

Ogni giorno Marley ci insegna qualcosa e guardandolo si capisce davvero il valore della vita. Lui è felice; non pensa a quello che ha perso, ma è felice con quello che ha e questa è la più grande lezione che ti da la forza di affrontare qualunque circostanza. Lui ci prova, ci riprova e ci prova ancora e alla fine ce la fa sempre; questo insegnamento quotidiano ti da la forza di affrontare la vita in modo diverso.

 

10) Da questa esperienza sono nati due bellissimi libri giusto?

 

Il primo si chiama “La vita a colori di un cane cieco” dove si racconta la vita di Marley dalla nascita in allevamento, la sua vita nel canile fino alla vita in casa nostra. Il secondo invece si chiama “Noi oltre il buio: come un cane cieco ci ha cambiato la vita” e racconta la storia di due ragazzi che, a piedi scalzi, hanno inseguito un sogno: sono accenni della mia vita e di quella di Marco e di come gli animali ci hanno cambiato la visione della vita.

11) Ci racconti l’esperienza di Sanremo?

Un’esperienza meravigliosa, quest’anno più bella dell’anno scorso. Ci hanno accolto benissimo dappertutto, addirittura Marley è potuto salire sui sedili posteriori del taxi. Quest’anno ho visto una Liguria completamente diversa rispetto all’anno precedente, con un’accoglienza a 360°. Abbiamo fatto il raduno con tutti coloro che lo seguono,  erano in migliaia e tutti lo conoscevano.

 

12) Svolgete altre attività con Marley?

Stiamo lavorando per creare un progetto nelle scuole e intanto andiamo negli ospedali in pediatria a Pisa come Pet-visit e portiamo un sorriso. Ho visto mamme di bimbi ricoverati commuoversi perché la storia di Marley da coraggio per la patologia dei figli.

 

Una bellissima storia che mi ha commosso. Carlotta e Marco sono la prova di come con amore e dedizione si può accogliere in casa un cane che ha delle problematiche, con un profondo arricchimento reciproco.